giovedì 23 aprile 2015

La cucina del futuro: Filippo Tommaso Marinetti


 Il “Manifesto della cucina futurista” di Filippo Tommaso Marinetti, il fondatore del Futurismo italiano, è stato pubblicato il 20 gennaio 1931. Questo movimento si sviluppa in Italia nel XX secolo in ambito artistico, culturale, letterario e persino nella gastronomia, dove il dinamismo, la ricerca di “un nuovo giudicato da tutti pazzesco” sono gli ingredienti necessari. Lo scopo della cucina futurista è  oltrepassare la tradizione e l’esempio passato, per proiettarci in un “nuovo” giudicato da tutti pazzesco, interessato non solo alla riduzione del costo della vita, ma anche alla scoperta di una dieta più equilibrata. Infatti, come viene sottolineato da Marinetti,  “si pensa si sogna e si agisce secondo quel che si beve e si mangia”. In questo brano, il piatto preso in discussione è la pasta, sconsigliata rispetto a piatti nutrizionalmente migliori.

Invito alla chimica

La pastasciutta, nutritivamente inferiore del 40% alla carne, al pesce, ai legumi, lega coi suoi grovigli gli italiani di oggi ai lenti telai di Penelope e ai sonnolenti velieri, in cerca di vento. Perchè opporre ancora il suo blocco pesante all'immensa rete di onde corte lunghe che il genio italiano ha lanciato sopra oceani e continenti, e ai paesaggi di colore forma rumore che la radiotelevisione fa navigare intorno alla terra? I difensori della pastasciutta ne portano la palla o il rudero nello stomaco, come ergastolani o archeologi. Ricordatevi poi che l'abolizione della pastasciutta libererà l'Italia dal costoso grano straniero e favorirà l'industria italiana del riso.

Invitiamo la chimica al dovere di dare presto al corpo le calorie necessarie mediante equivalenti nutritivi gratuiti di Stato, in polvere o pillole, composti albuminoidei, grassi sintetici e vitamine. Si giungerà così ad un reale ribasso del prezzo della vita e dei salari con relativa riduzione delle ore di lavoro. 

 

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